Stefan Weinfurter: “Heinrich II: Herrscher am Ende der Zeiten”

di Matteo Taddei

Il libro di Stefan Weinfurter si colloca nel solco della grande tradizione monografica tedesca nella quale si annoverano opere come la monumentale monografia di Ernst Kantorowicz su Federico II, la biografia di Federico I prodotta da Knut Görich e il saggio di Gerd Althoff su Ottone III. Il libro di Weinfurter privilegia la scansione per tematiche piuttosto che quella cronologica, una scelta che può risultare in controtendenza rispetto alla tradizione delle biografie. In realtà l’Autore organizza in modo coerente i nuclei narrativi, come appare dal capitolo chiamato “Italien, Papst und Kaisertum” nel quale affronta il complesso delle relazioni tra Germania, Italici e Papato a partire dal 1002 ma collocando il capitolo alla fine del libro. Un capitolo interessante è quello chiamato “Bamberg-Das Testament des Königs”. La diocesi di Bamberga, creata e resa potente da un motu proprio di Enrico II, diventerà il suo lascito, il “suo” monumento e opera più grande. Accanto alla chiesa cattedrale (che Weinfurter definisce “Heinrichsdom”) venne costruito ex novo il palazzo imperiale. Particolare fondamentale è la costruzione della cripta destinata ad accogliere le spoglie delle coppia imperiale. L’analisi è infine focalizzata sul rapporto di Enrico con la gerarchia episcopale, destinata a divenire un supporto insostituibile nel governo del regnum, sulla “Ostpolitik” declinata nella “Polenpolitik” e sul binomio “Heinrich II der Heilige-Heinrich der Große”. L’architettura della monografia è ben organizzata e il motivo del “sacro” come instrumentum regni è affrontato in modo ampio e documentato. La figura di Enrico II, definito come “Herr und Bruder der Mönche”, trova un collegamento naturale con un’opera curata insieme a Bernd Schneidmüller: “Otto III-Heinrich II: Eine Wende?”, il tema della sacralità del potere regio come forma e rappresentazione ricorre molto spesso nelle opere dell’Autore: si può citare il suo recente volume: “Karl der Große: der heilige Barbar” (2013), dove viene evidenziato come la tradizione guerriera dei popoli germanici si fondesse con la religione cristiana dando origine a un qualcosa di nuovo e più vitale rispetto alle precedenti forme “statali”.

 

Immagine: Santo Stefano, l’imperatrice Cunegonda e l’imperatore Enrico II nel duomo di Bamberga, Sec. XIII