Magali Courmet: Origines des peuples. Les récits du Haut Moyen Âge occidental (550-850)

di Paolo Cammarosano

Magali Courmet, Origines des peuples. Les récits du Haut Moyen Âge occidental (550-850), Paris, Institut d’Études Augustiniennes, 2007 (Collection des Études Augustiniennes, Série Moyen Âge et Temps Modernes, 42).

Questo libro davvero importante prende in esame tutti i testi latini prodotti in Occidente fra il secolo VI e la metà del secolo IX concernenti le origini dei popoli : dunque dei Goti, dei Longobardi, dei Franchi, dei Burgundi e dei popoli britannici. Problematicamente, si collega alla tematica dell’etnogenesi, della quale richiama gli autori fondamentali (Wenskus, Wolfram, Pohl, Geary e altri).

La sostanza del libro è nella dimostrazione che le narrazioni delle origini dei popoli non discendono recta via da tradizioni orali secolari, ma sono costruzioni tardive e funzionali alle affermazioni politiche di sovrani e di gruppi aristocratici, talora in contrasto fra loro, non senza una determinante influenza erudita dell’etnografia classica e dei racconti biblici. Erano narrazioni che non approdavano a una definizione rigida, a sua volta derivata da un presunto “nucleo originario”,  ma erano suscettibili di riprese e riadattamenti in funzione delle esigenze politiche: tutte cose che rendono ragione delle frequenti e grandi dissimiglianze tra i diversi miti di origine.

Tali conclusioni sono supportate su un apparato erudito vastissimo e su una esposizione delle fonti veramente esemplare, così che il volume rappresenta, al di là delle tesi che esprime, un’opera di referenza indispensabile per chiunque studi le vicende delle “nazioni ”, ma anche per chi comunque si interessi ad autori quali Jordanes, Isidoro, Fredegario e i suoi continuatori, Gregorio di Tours, Paolo Diacono, Beda, oltre che ai testi anonimi quali l’Origo gentis Langobardorum e alle opere perdute che conosciamo per tradizione indiretta. Inoltre, la dimensione contenuta fra VI e IX secolo e l’orientamento sulle scritture della latinità non ha trattenuto l’autrice, quando era opportuno, dalla considerazine di autori latini antichi, greci antichi, bizantini. È un libro utile, insomma, che è forse l’elogio maggiore che ad un libro si possa attribuire.

Immagine: Particolare, dall’Editto di Rotari: Re Rotari in trono, tavola del manoscritto 4, inizi XI secolo (Cava dei Tirreni, SA. Biblioteca della Badia).